L’annuale pubblicazione dei dati degli esiti sanitari nelle strutture italiane diffusi dal PNE (Piano Nazionale Esiti) è arrivata puntuale ed è interessante analizzarla. Certo, nei reparti, dalle prime settimane del lockdown, si bisbigliava già che gli infarti si erano ridotti. Ci manca che un reparto debba attendere un anno prima di conoscere suoi dati!
No, li conosce ben prima, ma il PNE fornisce i dati complessivi di un anno e li rapporta alla media nazionale, regionale, e soprattutto, alle strutture territoriali prossime. Ovvero si ha la possibilità di confrontare le proprie performance con quelle degli altri, è il cosiddetto benchmarking (1).
E il dato viene confermato. Nel corso del lockdown, a livello nazionale, c’è stata una riduzione degli infarti (figura sopra: numero di ricoveri per infarto miocardico acuto. Italia 2015-2020).
Se ne ricava che il lockdown “tranquillizza” le persone , si torna a modelli di vita primordiali e ne risulta una minore incidenza di “colpi al cuore”, può essere… In altre parole, i dati dimostrano chiaramente la connessione fra la diminuzione dei ricoveri e i mesi di chiusura totale, nel corso dei picchi della pandemia.
Il dato relativo alla mortalità non è altrettanto confortante, poiché aumenta invece ― cambiando il trend dei nostri ultimi anni ― il tasso di mortalità ad un anno di coloro che hanno avuto l’infarto.
Se eravamo stati bravi, negli ultimi anni, a ridurre la mortalità dell’infarto attraverso l’istituzione di percorsi di prevenzione e cura ad hoc, ma soprattutto riducendo i tempi di accesso alle strutture nel caso di presenza di sintomi, la pandemia ci ha tolto questa seconda arma. Le persone erano spaventate e non volevano accedere al pronto soccorso degli ospedali, pieni di malati Covid.
Per questo, procrastinando l’accesso, i cittadini sono arrivati in ospedale più gravi, con meno chance di guarigione, più o meno con gli stessi effetti della vaccinazione Covid.
In ultima analisi, la Sanità non ha potuto effettuare la prevenzione precoce del danno: tutti gli “screzi cardiaci” per cui il paziente titubante si recava o veniva mandato in ospedale uscendone con un bypass coronarico, non si sono avuti; e coloro che ne avevano bisogno sono andati in ospedale con un maggior danno cardiaco o cerebrale e un maggior rischio di morte.
Non solo per il cuore ma anche per i tumori e soprattutto, sempre nell’ottica descritta, per i normali screening oncologici (mammografia, colonscopie ed altro) si è avuto lo stesso effetto. Col risultato che si stanno riversando in ospedale, e si riverseranno nei prossimi mesi, con patologie già più che conclamate.
Ci conviene dunque tenerci lontani dal Covid con tutti i mezzi che abbiamo! Non c’è solo il Covid e in questo modo si muore e ci si ammala di più anche per le altre malattie.
Note.
1. strumento gestionale per l’analisi sistematica e la valutazione comparativa delle modalità operative utilizzate nelle diverse Aziende sanitarie nell’implementazione dei processi ritenuti strategici per lo sviluppo dell’intero sistema sanitario.