LGTBQIA+++ 

Ma cosa significano tutte queste lettere?

Senza giudizi o preconcetti, il significato di queste parole è da diverso tempo al centro di un dibattito mondiale e anche politico. Da anni ormai sono sempre più accese le discussioni riguardanti i diritti della comunità LGTBQ+, ossia il mondo gay e tutte quelle persone che sono attratte ― o non lo sono in modo esclusivo ― da persone dello stesso sesso o che comunque s’identificano in un genere sessuale diverso da quello biologico.

LGTBQ+ è un acronimo ― che si allunga di elemento in elemento ― una “parola ombrello” (nel marketing si usa il termine “umbrella mark” ) il cui nome si è diffuso a partire dagli anni Novanta per includere tutti coloro che non si riconoscono in quelli che sono i più tradizionali orientamenti sessuali e identità di genere e per chiedere il diritto esistere e di essere riconosciuti dalla società.

Sembra una distinzione banale, quella tra orientamento sessuale e genere, ma non è per niente scontata poiché proprio l’identità di genere può non corrispondere alle caratteristiche fisiche che madre natura ci ha donato.

E di fatto Maria De Filippi può essere citata come ottima visionaria nella scelta dei suoi tronisti di “Uomini&Donne”. Infatti qualche anno fa lanciò il trono gay, invece una delle ultime protagoniste è stata proprio una persona con alle spalle un percorso di transizione da uomo a donna (portato a termine) e non sarebbe esatto definirla Transgender, come lei stessa ha dichiarato.

Ecco di nuovo che emergono queste parole, forse al pari di etichette così da semplificare il processo di distinzione tra le sfumature di un mondo sempre più complicato nel suo stesso genere, non più binario ma fluido parafrasando il sociologo/filosofo polacco Zygmunt Bauman.

Volendo usare i colori, pensando al bagno 27 di Marina Centro (RN) con passerella arcobaleno, cosa racchiude l’universo Rainbow? Lesbian – Gay – Bisexual – Transgender – Transsexual – 2/T wo-Spirit – Queer. Segue Questioning – Iterse – Asessuale – Ally e poi in successione + Pansessuale + Agender + Gender Queer + Bigender + Gender Variant + Pangender.

Quindi se nasco con caratteristiche maschili e mi sento tale, si parla di Cisgender; se avessi caratteristiche maschili ma mi sentissi donna o viceversa, si parlerebbe di Transgender; se avessi sensazioni al 50% maschili e al 50% femminili, sarei un non binario o genderqueer.

Invece ally a cosa si riferisce? Coloro che sostengono le persone LGTBQ+ e promuovono l’uguaglianza nonostante non siano LGTBQ+. Potrei esserlo anch’io!

Il tema è decisamente spinoso poiché non solo solleva implicazioni etiche e politiche nei confronti di una delle cose più importanti della nostra vita ― rispettare un essere umano ― ma soprattutto perché chiama in causa termini e concetti complessi che vanno oltre i tre orientamenti sessuali più consueti vale a dire eterosessuale, omosessuale e bisessuale… che comprende anche pansessuale, omnisessuale, fluido e queer-identified.

Tanti termini e concetti che rischiano di confondere le idee o piuttosto evocare una zuppa dell’alfabeto – senza offendere alcuno – o riportare alla mente uno tra gli eventi riminesi più divertenti, contenitore creativo per drag e queer, che è riuscito a coinvolgere uomini, donne, gay, lesbiche, bisessuali, trans e via via discorrendo, di qualsiasi razza (chiamasi Tunga).

E perché non ricordare la valenza sociale del Paradise Garage? Bianchi, neri, eterosessuali, gay, persone famose e non (Diana Ross e Mick Jagger ballavano tranquillamente in mezzo alla gente comune), insieme senza nessun tipo di distinzione.