La Storia illustrata

Giulia Rossi, illustratrice riminese

Da alcuni giorni La Repubblica ha terminato la pubblicazione di una collana di quattro volumi di brevi saggi sul mondo femminile, intitolata “Le Intrepide – storie di ragazze coraggiose”, a cura di Anna Mainoli, con i testi di Laura Maggioni ed Eloisa Guarracino. Le introduzioni sono curate da Chiara Valerio, Elena Stancanelli, Viola Ardone e Concita De Gregorio che presentano i quattro temi della collana.

Nel primo volume si parla di donne e scienza; il secondo è dedicato alle donne tra arte e spettacolo; il terzo si occupa di donne letterate; infine il quarto volume focalizza donne tra storia e politica.

Tutti i volumi sono arricchiti da uno splendido apparato di “figure” appositamente create da Giulia Rossi, illustratrice riminese. Ho detto “figure”, come si diceva un tempo, quando ancora l’editoria affidava la comprensione del testo anche ad apposite immagini, create a tale scopo da illustratori.

In alcuni casi particolarmente fortunati il complesso di illustrazioni costituiva di per sé un’opera di prima grandezza, scaturita non solo dall’importanza del testo che andava ad illustrare, ma anche dal genio parallelo dell’illustratore: si pensi ai cicli di Gustavo Doré per la Divina Commedia e per il Don Chisciotte; a quello di Gonin per I Promessi Sposi, di Johann Heinrich Füssli per Shakespeare, e di Attilio Mussino per Pinocchio.

Oggi siamo continuamente aggrediti da immagini che ci assediano ma non ci lasciano quasi mai un messaggio o un’emozione. Immagini che presto svaniscono subito sostituite da altre egualmente superficiali; mentre l’illustrazione appositamente pensata per il testo, non pescata nello sterminato universo del web ed appiccicata occasionalmente, potrebbe costituire davvero la differenza tra un messaggio generico ed una riflessione capace di suscitare pensiero e adesione.

Nel nostro caso i testi sono un omaggio alla storia e alla memoria delle donne, quasi un atto dovuto per stabilire in modo indiscutibile gli innumerevoli meriti della donna nel corso dei millenni. Si tratta di testi stringati, essenziali, capaci di farsi leggere rapidamente senza che il lettore li abbandoni prima di concluderli: poche righe che sarebbero forse insufficienti per emozionare il lettore ed incatenarlo. Raggiungono questo scopo invece le “figure”, grandi, vistose, coloratissime, eppure gentili, delicate ma non leziose; mai sfacciate ma non trascurabili ed inefficaci.

Illustrazione di Giulia Rossi da “Le Intrepide”

Eccomi dunque a parlare dell’autrice: Giulia Rossi, giovane architetto riminese che, appena laureata all’Università di Ferrara, fu mia collaboratrice per circa due anni dal 2013 al ‘16, finché mi ritirai dalla professione. Era un’ottima collaboratrice, preparata e gentile. Ma della sua passione ed attività di illustratrice allora mi parlò solo vagamente, con pudicizia, come di un hobby giovanile.

Oggi mi dice che la scelta professionale tra l’architettura e l’illustrazione ha costituito un dilemma faticoso, non indolore: io stesso me ne dispiaccio, perché il talento rivelato dalle sue immagini avrebbe potuto fruttare ottimi risultati anche in architettura, chissà! Anche se la strada dell’architettura è oggi talmente impervia che l’averla abbandonata, per quanto doloroso, è stato di sicuro un bene per lei: e certamente per il pubblico che oggi può gioire per queste belle illustrazioni.

Giulia in questi anni recenti ha lavorato per numerosi editori ― Piemme, La Coccinella, Gribaudo, Il Battello a Vapore, Clementoni ― illustrando soprattutto opere per l’infanzia, ma non solo. Ha poi tenuto laboratori di illustrazione e ha partecipato ad occasioni espositive in cui occorreva anche rielaborare immagini storiche per rendere migliore la fruizione per il pubblico odierno: come in particolare per la galleria “Ricordi di vita Cervese”, promossa nel 2020 dal Comune di Cervia: un innovativo progetto di otto installazioni volte a guidare i visitatori alla conoscenza della storia e dell’identità del centro storico di Cervia, a cui Giulia Rossi dette il proprio contributo illustrato.

Illustrazione di Giulia Rossi da “Le Intrepide”

Parliamo dunque di queste immagini, che peraltro sanno parlare da sole ai lettori di 5835 Magazine. Giulia Rossi opera solo nel campo dell’illustrazione (ha conseguito un Master Ars in Fabula) e non sembra intenzionata ad operare come artista puro, ossia come pittrice: del resto credo che la sua capacità travalichi assai l’ambito ristretto della pittura come attività autonoma, che potrebbe risultare riduttivo e mortificante.

Basta sfogliare i suoi volumi per notare l’enorme varietà di soggetti, di temi, di inquadrature, di raffinate espressioni psicologiche, che le sue immagini contengono ed esibiscono: una varietà che forse le sarebbe impossibile offrire, limitandosi alla realizzazione di immagini autonome non basate su di un testo.

Come si può facilmente constatare dagli esempi che riproduciamo, il disegno di Giulia si colloca in un filone attualissimo dell’immagine artistica, che potremmo definire post Pop Art, post Warhol, anche se la sua attività non appartiene all’arte di mercato, propria delle gallerie d’arte, ossia di uno dei luoghi più confusi della cultura odierna, manovrato come pochi da logiche di mercato estranee alle vere ragioni dell’arte.

Illustrazione di Giulia Rossi da “Le Intrepide”

Occorre però anche aggiungere che in realtà questa la natura pop dell’opera di Giulia ha radici assai più profonde rispetto alla pop art warholiana, che faceva soprattutto riferimento all’illustrazione popolare e trash del fumetto americano: si colloca semmai decisamente in campo europeo.

Infatti nell’opera di Giulia è evidente il riferimento allo stile che ha caratterizzato l’illustrazione popolare europea nel secolo scorso, quello classico della Ligne claire ― la linea chiara ― ossia l’immagine netta, senza ombre: lo stile inaugurato e reso famoso dall’opera del belga Hergé, con il suo famosissimo ciclo di storie illustrate per ragazzi, con il personaggio di Tintin; stile praticato nei decenni successivi anche in Italia, in particolare dal grande Vittorio Giardino.

Illustrazione di Giulia Rossi da “Le Intrepide”

Si tratta di una scelta culturale e di un’ispirazione formale, che approdano ad una capacità di narrare e di illustrare ferma, gentile e convincente; lontana da qualsiasi sensazionalismo; ad uno stile che non ricorre ad eccessi urlati per impressionare il lettore, come avveniva nell’illustrazione pop di matrice americana del secolo scorso, ed anche in alcuni pur capaci illustratori italiani recenti ed attuali.

Questi quattro volumi sull’universo femminile hanno certamente segnato, nel lavoro di Giulia Rossi, per varietà di temi e di soggetti affrontati, un salto di qualità formale e psicologica, rispetto alle opere precedenti che, per necessità editoriali, erano rivolte ad un pubblico in prevalenza infantile. Attendiamo con grande fiducia nuove prove della sua arte.