La pianificazione urbanistica a Rimini

Immagine della città vs. esigenze reali

La pianificazione urbanistica è stata di fatto eliminata da oltre dieci anni dall’attività amministrativa della città di Rimini, sostituita al massimo da azioni sporadiche e settoriali, non inserite in un complesso ma indispensabile quadro d’insieme.

Occorre dunque tornare a pensare all’assetto fisico della città e del territorio, non solo in relazione alle future inevitabili mutazioni dell’economia turistica, ma alle esigenze della città che la pandemia ha acuito e reso ineludibili.

Nel precedente mandato, l’Amministrazione Comunale ha privilegiato soprattutto il miglioramento della immagine della città, con opere pubbliche ed interventi di arredo urbano; ma ha escluso dalla propria agenda la pianificazione urbana e territoriale di medio-lungo periodo: un limite ormai inaccettabile che ci pone di fronte a un ritardo grave.

Dopo il biennio della pandemia il nostro Comune si trova non solo ad essere privo di programmi di intervento urbanistico attuabili sul breve periodo, ma non si conoscono neppure le esigenze reali, perché da oltre un decennio non è mai stato avviato neppure un programma di monitoraggio del territorio e delle realtà sociali che lo compongono.

Appurato il ritardo, occorrerebbe ora affrontare un percorso amministrativo diverso e improcrastinabile, con proposte e procedure adeguate, che dovrà essere lungimirante, cioè capace di proiettarsi oltre l’arco di un mandato amministrativo; senza fughe dalla realtà: sia dal punto di vista delle idee, che da quello delle procedure e degli strumenti istituzionali.

Le riforme delle Amministrazioni Locali decise alla fine del secolo hanno modificato profondamente i ruoli e le responsabilità degli organi amministrativi comunali, affidando alla Giunta gran parte dei compiti e delle responsabilità in materia di Pianificazione urbanistica, prescrivendo esplicitamente che il ruolo del Consiglio Comunale non venga sminuito o aggirato, come invece si è fatto finora a Rimini.

Come si diceva, la precedente Amministrazione ha evitato di impegnarsi in attività di pianificazione urbanistica, che devono essere deliberate sempre dal Consiglio; mentre ha preferito privilegiare gli interventi di arredo urbano o di lavori pubblici che, per quanto importanti e di largo respiro, non ricadono nelle competenze Consiliari, se non per presa d’atto, ed eventuale ratifica: evitando così di coinvolgere il Consiglio nell’impostazione ed il controllo della pianificazione territoriale di medio e lungo periodo.

Questa prassi svilisce il ruolo del Consiglio, riducendone l’azione alla sola ratifica di proposte già elaborate separatamente dalla Giunta. In questo modo, tra l’altro, si giustifica il ricorso alle scelte di organi consultivi esterni, quali Agenzie partecipate o promosse dal Comune: che di fatto hanno solo il compito di avallare con inutili (e costose) consulenze di dubbia efficacia ed attendibilità, le scelte già operate dalla Giunta; senza alcun confronto dialettico con il Consiglio, né per la conoscenza dei problemi, né per l’elaborazione degli indirizzi programmatici e delle scelte operative.

Il non disporre di una struttura tecnica interna all’Amministrazione (con competenze tecniche e culturali adeguate e una profonda conoscenza del territorio) è una responsabilità che ricade certamente su chi ha retto nel precedente mandato l’Assessorato al territorio.

La riconferma della medesima Assessora per il secondo mandato nello stesso ruolo costituisce dunque un elemento di preoccupazione, perché presuppone che l’azione amministrativa del futuro continuerà in una linea di assoluta continuità con la stessa prassi di definire come attività di pianificazione urbanistica solo proposte estemporanee preventivamente concordate con la Giunta.

In pratica non ci sarà spazio per idee e competenze non allineate: di volta in volta il personale tecnico dell’Assessorato sarà chiamato a svolgere solo l’iter amministrativo formale di processi nati altrove Ma questo è il contrario esatto di un processo democratico.

Un esempio eclatante è costituito dalla recente vicenda della mancata Questura.

E’ ridicolo che il Sindaco strilli la sua estraneità alle richieste più o meno fin qui fatte trapelare da chi ha acquistato l’area per una cifra esorbitante. Non è credibile che qualcuno possa aver sborsato 14 milioni per un’area senza avere garanzie sulla sua destinazione; e comunque senza che  l’Amministrazione, dopo il fallimento della società proprietaria, ne avesse pianificato negli anni recenti la destinazione d’uso discutendone in Consiglio Comunale. Oggi il processo di trasformazione avverrebbe alla luce del sole, senza ingenerare sospetti con ― excusatio non petita! ― proclami di innocenza.

La democrazia è una concatenazione di procedure e di rispetto dei ruoli deputati: com’è per il Consiglio Comunale, i cui componenti, quali rappresentanti eletti dai cittadini, sono i più diretti custodi delle esigenze della città.

E’ inaccettabile impedirne il ruolo di indirizzo nella scelte fondamentali non foss’altro perché queste limitazioni allontanano sempre più i cittadini dalla fiducia nella pubblica Amministrazione. Col terribile effetto dell’Assenteismo. Non è davvero sufficiente che qualche organo consultivo esterno, o gruppo culturale per quanto rappresentativo proponga slogan pubblicitari da marketing urbano.

La recente legge urbanistica regionale ha ripristinato il Piano Urbanistico Generale (PUG) esteso a tutto il territorio comunale, come unico strumento di pianificazione territoriale di lungo periodo: la cui attuazione dovrà avvenire in un confronto continuo con le istanze della società e degli interessi sia pubblici che privati.

Sarà compito esecutivo della Giunta garantire l’armonizzazione delle procedure e dei risultati, senza eludere le volontà espresse dal Consiglio Comunale con il PUG. Ma per studiare, redigere, adottare ed attuare un Piano Urbanistico Generale Comunale occorrono, come già detto, competenze specifiche interne all’Amministrazione.

La scorciatoia di un’Agenzia esterna come Rimini Venture (cosiddetta Agenzia per il Piano Strategico) oltre a non avere alcuna valenza giuridica (non esiste alcuna legge, né nazionale né regionale che ne sancisca il ruolo ma neppure l’esistenza del cosiddetto Piano Strategico). Non si capisce bene se sia un centro culturale, o un juke box che a comando suona la canzone gradita a chi ne spinge i bottoni.

Infine una delle principali ragioni per cui è indispensabile avviare un’attività di pianificazione urbanistica comunale promossa e controllata dal Consiglio, deriva dall’esigenza improcrastinabile di definire la cosiddetta “Area Vasta” che si sta progressivamente definendo tra le tre Province romagnole.

Problema complesso che l’attuale Amministrazione Provinciale ha deciso di affidare integralmente e in maniera acritica alle scelte suggerite da Romagna Next: organismo di pianificazione dell’ “Area Vasta” di cui fanno parte le tre Amministrazioni Provinciali e i tre Comuni capoluogo. Ma come potrà il Comune di Rimini esercitare un proprio ruolo privo com’è di qualsiasi competenza in materia?

Architetto Stefano Piccioli.

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