Di mimose, bunker e scheletri negli armadi

Sognando l'Arengo

Da questa piccola trincea che è 5835 Magazine, nato maschio in omaggio a una candidata femmina, il cui genere è indubitabile, vogliamo fare pervenire a tutte le nostre lettrici donne (ma non solo) i nostri auguri per il prossimo 8 marzo in forma di un piccolo e-book che puoi liberamente scaricare qui.

Viva le donne, si intitola, anche se è scritto quasi interamente da maschi chissà perché… Inoltralo pure, recita la fascetta, alla donna (o perché no, all’uomo) della tua vita, ma non garantiamo il risultato, se manine che applaudono o faccine che vomitano: Cecco Angiolieri e Federico Fellini vi fanno outing, non necessariamente femminista. Se gli autori dei brevi estratti non sono contemporanei e potrebbero irritarvi, i primordiali link multimediali alle canzoni in esergo lo sono e potrebbero invece divertirvi.

Inoltre, in ossequio al fatto che i due rappresentanti della Lista che ha dato vita a questo 5835 Magazine siano uno maschio e l’altra femmina, abbiamo pensato di regalare ai nostri lettori, proprio per l’8 marzo, anche questa breve intervista che dimostra come, quando si è in trincea, i generi ― maschio e femmina ― contano ben poco. Contano molto invece altri dualismi: lucidità e confusione, onestà intellettuale e ambiguità, sincerità e menzogna. Del resto, i nostri due sparuti rappresentanti di minoranza in un Consiglio Comunale dominato da una tetragona maggioranza PD, quasi democristiana, solida quanto una legione romana in assetto di guerra, a testuggine, diciamo la verità, non devono avere vita facile, soprattutto se hanno anche loro qualche scheletruccio nell’armadio.

Ne vogliamo parlare ?

Gloria Lisi: Non ho nessuna intenzione che il mio passato chiuda la bocca al mio presente. Per questo rivendico con forza il diritto di dire oggi quello che non potevo dire ieri. Il mio trascorso da vice-sindaca della maggioranza per un decennio è sotto gli occhi di tutti, non sta’ chiuso in un armadio. E lo rivendico con orgoglio. Sapevo bene cosa mi aspettava: incomprensione, ironie e rancori.

Stefano Brunori: Mah, se per scheletro nell’armadio intendi il mio trascorso da consigliere di maggioranza due legislature fa, nelle fila di Italia dei Valori, fai pure; ma come nel caso di Gloria mi sembra tutt’altro che uno scheletro. Se invece alludi alla mia vocazione di spaventare i colleghi del Consiglio sbattendo le mie povere ossa sbiancate ululando interrogazioni su interrogazioni come nei fantasy scozzesi, beh non posso che darti ragione: facevo così anche quando sedevo sui banchi della maggioranza!

Ma allora che cosa vi ha portati all’opposizione?

Gloria: Nel mio caso è semplice: un percorso etico prima che politico. Per dieci anni ho lavorato a testa bassa in tutti i settori dell’assistenza, in tutte le sacche di povertà che ancora esistono a Rimini, permettendomi il lusso (perdonate il paradosso concettuale), per il ruolo che mi era stato dato, di non dover fare politica attiva: scialba e silente figura di sfondo (è stato detto e scritto), vice di un sindaco che prendeva tutta la scena. Una pacchia per chi, come me, voleva fare le cose nel concreto, lontana dai riflettori se non per qualche taglio di nastro. Poi, ci ho sbattuto violentemente il naso, nella politica, quando il cinismo con cui sono state combattute le lotte intestine al PD ha imposto alla cittadinanza un inaudito “panino” prendere-o-lasciare, due al prezzo di uno, sindaco di una corrente e vice-sindaca di un’altra. Roba da Romania d’altri tempi, francamente inaccettabile (e devastante anche sul piano personale, certo, ma come dimenticare il lapidario sessantottesco: “personale è politico”?). Il resto è la scommessa sotto gli occhi di tutti: una faticosa “palestra” in cui sto rinforzando i muscoli del “fare politica”, assieme al collega Brunori, con cui quasi non ci conoscevamo prima di essere eletti, dopo una cavalcata elettorale che ha messo assieme, miracolosamente, quel gruppo di ben 5835 persone che stanno a loro volta imparando a diventare cittadini partecipi di una stessa visione, o per essere più precisi: stanno indagando giorno dopo giorno che cosa le unisce… Ma adesso basta con questa storia, per favore. D’ora in poi a chi mi rinfaccerà i miei trascorsi rimanderò a questa risposta…

Stefano: Io sono uno a cui piace fare le cose, sento molto il ruolo di “rappresentante” dei cittadini , quindi è facile che commetta errori. Tutti hanno ridacchiato sotto i baffi, a partire da un certo Nando Piccari (che francamente non avevo mai sentito nominare prima) per le mie 13 proposte presentate in un unica interrogazione. Una ingenuità certo, che nasceva dalla voglia di dire alla maggioranza che non volevo ritagliarmi solo il ruolo di no-man, come loro si sono ritagliati quello di yes-men; ma che volevo, anzi volevamo, sbilanciarci in ruoli più propositivi, inventandoci un modo diverso di essere e fare minoranza. Certo, c’è molto da imparare, non siamo “nati imparati”: ma meglio un po’ ingenui che cinici come i consiglieri che ho davanti agli occhi tutti i giovedì sera, in presenza o da remoto. Non è un caso, come ha già detto Gloria, che questo blog abbia come sottotitolo “palestra di dibattito politico culturale”. Qui ci faremo i muscoli di sicuro meglio che nel bunker del Consiglio Comunale.

Ecco, è venuto fuori il termine “bunker” che tu, Gloria, hai evocato anche nel corso dell’ultima conferenza stampa, indicando con un ditino pieno di nostalgia quello che un tempo era la sede fisiologica del Consiglio Comunale, il Palazzo dell’Arengo.

Gloria: Si, sono convinta che i luoghi condizionino i contenuti. Aver abbandonato il luogo deputato al Governo della Città per ospitare una Galleria di opere neppure di proprietà comunale mi sembra, oggi, una sciocchezza da tutti punti di vista. Mi consola solo che ancor prima della sua svendita per un piatto di lenticchie quel luogo, l’Arengo, sembrava “intimidire” la classe politica riminese tutta intera; e che sbarazzarsene col nobile alibi di “regalarlo all’arte” fosse la soluzione psicanaliticamente parlando più indolore. Ma quello della “qualità” del dibattito condizionato dal luogo in cui si svolge, che un bunker induca cioè comportamenti da rifugiati sotto le bombe, mi pare una bella provocazione per riaffermare una inconscia “nostalgia dell’Arengo” ― che io non ho mai visto adibito a tale fine, ma molti miei amici più “grandi”, sì, e ancora brillano loro gli occhi quando ricordano ― come il luogo più degno di una Comunità carica di storia com’è Rimini… Certo, le bassezze che si compiono nello scantinato attuale non sono determinate solo dal suo oggettivo squallore, così come le magnificenze dell’Arengo non basterebbero ad elevare il dibattito. Ma non v’è dubbio che il tema della “dignità” dell’Organo di Governo della Città dovrebbe stare a cuore di più e prima di un pur legittimo adeguamento dei gettoni di presenza e dei compensi per Sindaco & Co.

Visto che si parla di dignità del dibattito, Stefano, non ti sembra che i consiglieri dovrebbero astenersi dall’alimentare chiacchiericci online su chat più o meno controllate e si inventassero luoghi deputati per comunicare con la cittadinanza, come queste nostre “Cronache marziane”?

Stefano: Si, forse hai ragione, ma quando ce vò ce vò, la pazienza scappa come qualche “vaffa” ai tempi del primo Grillo. Certo, dovremmo sempre ricordarci che quella che abbiamo innescato è una “rivoluzione gentile” e che meno vaffa ci scappano meglio sarebbe, ma chi è senza colpa scagli la prima pietra. Certo che la sacralità della Sala dell’Arengo aiuterebbe tutti ad avere un atteggiamento più rispettoso. Quasi-quasi preparo una interrogazione su i retroscena dello spossessamento del più bel Palazzo storico di Rimini… Sono sicuro che molti colleghi sarebbero d’accordo con me, ma tacerebbero oggi come tacquero allora. E perché allora non lanciare un appello da questo blog a tutti i riminesi, una specie di referendum per riappropriarsi del “loro” Palazzo?

Sai che non è una cattiva idea, Stefano? Anzi, eccellente idea. E già che ci siamo potremmo anche chiedere ai riminesi una crociata per “liberare” Federico Fellini da Castel Sismondo portando il suo museo dentro il mitico Grand Hotel: un bell’affare per tutti, Grand Hotel in primis, da prime pagine sui quotidiani di tutto il mondo (visto che era questo che cercava il nostro beneamato ex sindaco!). Poi potremmo organizzare un corteo trionfale di Sigismondo Pandolfo Malatesta che rientra in possesso del “suo” castello con feste e danze più ricche e fantasiose che cento notti rose… Il tutto mentre con una cerimonia sontuosa il Consiglio Comunale torna a sedersi nel Salone dell’Arengo…

La Redazione di 5835 Magazine