Dopo il Covid che non esiste, il 5G che serve per spiarci e la guerra in Ucraina che in realtà è una fiction tv, il partito dei complottisti ha scoperto il nuovo grande inganno globale organizzato da “loro” (loro chi, non è mai dato sapere). L’altro giorno su Twitter un tale ha scritto: “Scusatemi, chiedo per un amico, ma esiste qualche sostanza chimica che qualora rilasciata in cielo dagli aerei permette alle nuvole di non addensarsi, così da non poter permettere di piovere e di conseguenza creare una siccità artificiale? Giusto per sapere”. “Sì è la sostanza di cui sono fatti i mattoni che hai nel cervello”, gli ha risposto uno, ma è un giornalista, e si sa che i giornalisti sono al soldo di “loro”.
Così Michele Brambilla sul Quotidiano Nazionale, ciò sul Resto del Lettino, quello Psicoanalitico dei reazionari emiliani.
Il bello è che paradossalmente ha ragione. Il complottismo come sindrome giustamente da ridicolizzare è il primo effetto di chi realmente complotta. Dove la parola “complotto” sta per quella che una volta, in linguaggio arcaico, si chiamava “lotta di classe”. Oggi che le classi non ci sono più, solo una poltiglia chiamata “opinione pubblica”, il problema è non solo come organizzare il consenso (consenso a che?) ma contenere la brodaglia sociale che trabocca da tutte le parti e filtra dai buchi istituzionali di quel colabrodo che chiamavamo Stato.
Ma in questo nuovo assetto gelatinoso della cucina politica e culturale mondiale si stanno in realtà definendo i ruoli dei nuovi cuochi che stanno ai fornelli del Potere. La regola è sempre quella gattopardesca: occorre che tutto cambi perché tutto resti immutato.