Chi fa davvero il tifo per la guerra in Ucraina

Un intervento di Franco Continolo

5835 Magazine è felice di proporre ai suoi lettori questo elzeviro sui venti di guerra in Ucraina, a firma di  Franco Continolo, personaggio di primo piano, riminese emigrato a Milano, bocconiano, mio antico compagno di adolescenza e di Università, discreto ma notissimo protagonista del mondo finanziario milanese. Tanto discreto che non troverete in rete alcuna sua sua biografia, né lui sembra intenzionato a stilarla. Un vero “gnomo” della Finanza!

Franco Continolo manda, a chi la richiede, una sua rassegna di articoli pubblicati su giornali internazionali, talvolta anche italiani,  da lui brevemente commentati. La rassegna è molto interessante,  aggiornatissima e l’acume di chi la redige è indiscutibile. Tutto ciò è abbastanza raro nel nostro paese dove si vive, in materia di politica estera, una vita estremamente provinciale. Proponiamo ai nostri lettori, suoi concittadini, questo elzeviro che getta via tutta una serie di luoghi comuni. Lo facciamo con un certo indiretto “orgoglio”, questo sì molto provinciale, nella speranza che tutti sentano il bisogno di “alzare lo sguardo” su vicende che sembrano lontane e rischiano invece di essere drammaticamente vicine.


La sicurezza o è di tutti o di nessuno

La sicurezza o è di tutti o di nessuno: questo il concetto elementare su cui poggia l’iniziativa diplomatica russa. Putin lo ripete con altre parole nella conferenza stampa con Orban: la sicurezza è indivisibile. Detto per inciso, ci si può chiedere se sia più “uomo di Stato” il vituperato primo ministro ungherese che non esita ad andare nella “tana dell’orso”, o i quacquracquà nostrani.

Come era prevedibile, il giudizio del presidente russo sulla risposta americana e NATO è del tutto negativo: le nostre preoccupazioni sono state ignorate. Una motivazione più analitica del giudizio russo si trova nel messaggio inviato da Lavrov ai ministri degli Esteri di un numero imprecisato di Paesi ― è immaginabile che l’imprecisione significhi che destinatari siano anche paesi non NATO come quelli scandinavi.

La novità importante dell’iniziativa di Lavrov è che questa volta si chiede a ciascun governo europeo di dire con parole proprie ― possibilmente senza copiare dai testi americano e NATO ― che cosa si intenda per sicurezza indivisibile, se la si condivida, e come siano da interpretare la Carta per la Sicurezza Europea, firmata a Istanbul nel nel 1999, e la Dichiarazione di Astana del 2010.

A proposito dei testi delle risposte americana e NATO, che, come aveva previsto Lavrov, sono stati soffiati alla stampa ― questa volta il beneficiario è lo spagnolo El Pais ― c’è da dire che quello NATO è il meno diplomatico, ma anche il più veritiero, perché più aderente alla realtà di un’alleanza che con la sfacciataggine e con la guerra fredda, ovvero con un’escalation di propaganda, di sanzioni e di provocazioni militari, ha il solo scopo di isolare la Russia dal resto d’Europa.

L’insistenza con cui la propaganda occidentale paventa il pericolo di un’invasione dell’Ucraina è funzionale a questo obiettivo: l’invasione farebbe scattare infatti un nuovo ciclo di sanzioni e di militarizzazione della politica europea.

Come ripetuto più volte, dal punto di vista americano, l’isolamento della Russia ha una giustificazione diversa da quello della Cina: qui gioca il timore di una potenza concorrente, lì la volontà di tenere sottomessa l’Europa.

Il concetto di sicurezza indivisibile  porta infatti a immaginare l’Eurasia come uno spazio politico unico che va da Lisbona a Vladivostok, e che come tale non necessita della protezione mafiosa americana. Il concetto di sicurezza indivisibile è in sostanza un surrogato, o per meglio dire, un embrione dell’idea europeista.

Franco Continolo