Amicizia

Le finte amicizie di Facebook

Dopo quello che hanno detto e scritto Jorge Luis Borges e il mediterraneo Joan Manuel Serrat ― con sintetica maestria ― non dovrei osare a scrivere qualcosa sull’amicizia. Ma ci provo solo perché me lo chiede un… amico!

Come diceva Borges, l’amicizia non necessita frequenza. E nemmeno oceani di distanza né cumuli di tempo riescono ad abbattere un’amicizia. E allora, se né spazio, né tempo, né frequentazione sono il collante, quale è il segreto che anima un’amicizia?

Da ragazzi l’essenza fondante era forse la complicità. Colei o colui che ti accetta e ti comprende sempre, senza giudicarti, nonostante tutto e tutti (ascoltate come lo canta Serrat… “Dire amici, è dire giochi, scuola, strada e fanciullezza, passerotti presi da uno stesso vento, dietro a un profumo di donna…”).

Se ci penso riappaiono immagini precise e preziose, che nonostante gli oltre sessanta anni passati sono presenti ognuna nel proprio spazio privato del mio cuore perché qualcuno se ne è già andato ma è ancora qui….

La cosa meravigliosa è che con gli amici, ad ogni nuovo e sporadico incontro, la conversazione continua come fosse ieri, nonostante il tempo o l’Atlantico ci abbiano allontanati.
Pensate a ritroso e scoprirete nei cassetti della memoria (con davanti e in maiuscolo un’iniziale) quanti tesori condivisi, quante lacrime dolci e salate, quanti momenti straordinari associati a quei nomi che solo voi custodite con totale gratuità.

Ma irrimediabilmente cresciamo, e quando (e se) abbiamo superato il narcisismo infantile, il salto fuori dal nido può essere lungo. Allora proviamo a saltare su nuovi rami, nuovi alberi, nuove foreste e addirittura qualcuno prova a trasmigrare. E prova a cinguettare in una lingua nuova, cercando sostegno e accettazione finché trova nuovi compagni della propria specie o di qualcuna simile. E costruisce nuove amicizie.

Ora la complicità non è più fondante ma lo sono la fiducia, la lealtà, il rispetto mutuo, l’accettazione della diversità e una fortissima capacità d’ascolto. Mi è sempre piaciuto un proverbio che dice “Abbiamo una bocca e due orecchie, per ascoltare almeno il doppio di quanto parliamo”. E questo è senza dubbio uno dei pilastri dell’amicizia.

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Naturalmente qui, in questi nuovi territori ho coltivato con cura numerose iniziali davanti ai miei cassetti, e come scrive Borges “… Non sei né sopra né sotto né in mezzo, non sei né in testa né alla fine della lista. Non sei né il numero uno né il numero finale e tanto meno ho la pretesa di essere io il primo, il secondo o il terzo della tua lista…”  ma lei, lui, loro sanno di essere lì.

Non è singolare che oggi l’amicizia si chieda tramite Facebook? Segno del pandemonio nel quale navighiamo? Oppure segno che il termine ha perso o sta perdendo l’essenza? Quell’affetto, empatia, fiducia, sincerità, condivisione e sintonia che nascono da una conoscenza reciproca.

Senza stigmatizzare la digitalizzazione, che tanto ha disintermediato e tanto ci ha permesso di rimanere “in contatto” nonostante la “viru(s)lenza”, non capisco perché qualche sconosciuto (e forse la cosa è reciproca), mi chieda l’amicizia su FB!  Chiamatelo “contatto” non amicizia, e credo che comunque, anche così lo negherei. Che diamine!


Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita,
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro,
però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,
però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita,
mi limito ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore,
però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,
solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico,
in quel momento sei apparso tu…
Non sei né sopra né sotto né in mezzo, non sei né in testa né alla fine della lista.
Non sei né il numero uno né il numero finale e tanto meno ho la pretesa
di essere io il primo, il secondo o il terzo della tua lista.
Basta che tu mi voglia come amico.
Poi ho capito che siamo veramente amici.
Ho fatto quello che farebbe qualsiasi amico:
ho pregato e ho ringraziato Dio per te.
Grazie per essermi amico.

Amistad ― Jorge Luis Borges